La sofferenza umana e la psicopatologia nascono sempre nella relazione, nell'incapacità di entrare pienamente in contatto con l'altro. Il contatto non è nutriente e genuino se c'è sottomissione, se la comunicazione non è sana o è assente, se non c'è pienezza nell'incontro tra le parti.
In poche parole la psicopatologia è l'espressione del non incontro con l'altro quindi ha sempre una componente relazionale che origina nel presente o nell'infanzia...
Ogni relazione ha matrice corporea anzi, come direbbe Giovanni Salonia, intercorporea: "il fallimento o il successo di un'intenzionalità di contatto sono 'visibili' nel corpo o, meglio, nel corpo in relazione..."
Alcune tensioni e rigidità nella relazione tra genitore e figlio si trasmettono al bambino non solo attraverso la componente verbale ma anche e soprattutto attraverso il corpo.
Senza tener conto dell'intercorporeità, tra genitore e figlio prima e tra terapeuta e paziente poi, la psicoterapia è lenta e difficile.
Così come il corpo del bambino prende forma e postura in famiglia in relazione al corpo delle persone che stanno vicine, troppo vicine, lontane...Così il corpo del paziente in terapia si esprime disegnando e modificando la postura, le tensioni, i punti di lassità, lo schema corporeo in relazione alla percezione del corpo del terapeuta.
Ogni pensiero, ogni sentire, ogni intenzione si scolpisce nel corpo e allo stesso tempo può modificare il corpo. Pensiero e corpo si influenzano a vicenda in una danza circolare.
articolo a cura della
Dott.ssa Giuliana Dughiero
psicologa psicoterapeuta a Mestre
Psicologa e Psicoterapeuta a Mestre (VE)
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