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Il trauma: la terapia psicocorporea come via d'uscita

Quando guidiamo l'auto possiamo permetterci di non pensare ad ogni singolo movimento e così anche quando camminiamo o dialogano con qualcuno.

Ma se in quel momento accade qualcosa, qualcosa che mette a rischio la nostra vita o la nostra libertà di scelta allora non abbiamo il tempo di prendere il timone del nostro cervello per difenderci: interviene un meccanismo automatico e spontaneo che provoca una sequenza di azioni volte a salvare l'organismo. Ne è un esempio la reazione di fuga o di difesa difronte ad una minaccia o ad una violenza.

Quando viviamo una forte esperienza negativa come ad esempio una grande paura, un incidente, un trauma questi pattern di azione fissi innescano una cascata di azioni che però potrebbero non essere portate a termine (perché qualcuno ci blocca, perché siamo sopraffatti, perché cadiamo oppure ci scontrino con un'auto prima di sterzare).

L'organismo vive allora un'esperienza traumatica non potendo portare a termine l'azione che lo può salvare. Nel corpo rimane così memoria di quell'azione incompiuta proprio nel preciso istante un cui l'azione si è bloccata.

Questo blocco resta visibile nel corpo della persona con dei sintomi cronici.

L'organismo è incastrato in uno stato di pericolo che provoca o dei pattern di contrazione muscolare o una cronica assenza di tono muscolare.

Un soggetto che ha subito un forte spavento, una minaccia, un trauma è bloccato cronicamente in una tipica postura (riflesso di terrore): il respiro è corto e bloccato in un'apnea inspiratoria, le spalle sono sollevate, in capo è chino in avanti ed incassato tra le spalle chiuse anteriormente.

A volte è difficile recuperare il ricordo del trauma soprattutto se la forte esperienza è avvenuta anni prima. Se anche il ricordo fosse accessibile la semplice narrazione non aiuta la persona ad uscire dalla gabbia della paura, della rabbia o dell'emozione bloccata.

Solo assumendo un atteggiamento esplorativo del vissuto sensomotorio è possibile trovare una via d'uscita: la consapevolezza di cosa accade ora, nel preciso istante in cui sento ancora quella paura e il permettermi di ascoltare il corpo, le funzioni sensoriali, le sensazioni mi permette di non sentirmi più intrappolato nell'esperienza passata ma di ascoltare le mie reazioni oggi.

Questa è la differenza tra VIVERE un'esperienza (che non esiste più e che continuo a riattualizzare) ed ESPLORARE un'esperienza presente.

Sentire come reagisco, come si attivano i miei muscoli, cosa succede nel mio respiro... mi permette di non essere ogni volta inghiottito dalle emozioni e dai sintomi ma di capire esattamente cosa faccio e come funziono (da passivo divento attivo), i livelli di attivazione a poco a poco si abbassano fino a rientrare all'interno della finestra di tolleranza.

Con la sola elaborazione verbale e cognitiva (raccontare, sforzarsi ad essere forti x superare l'evento) questo non è possibile... La terapia psicocorporea raggiunge ciò che la sola parola non può cogliere.


articolo a cura della
Dott.ssa Giuliana Dughiero
psicologa psicoterapeuta a Mestre

Ambiti di intervento
  • Psicoterapia individuale, familiare e di coppia
  • Trattamento dei traumi psicologici col metodo EMDR
  • Psicoterapia dell’emergenza
  • Ansia, Attacchi di panico, Stress, Depressione
  • Disturbi psicosomatici, del sonno, alimentari
  • Consulenza alla genitorialità
  • Training autogeno, tecniche di rilassamento, di respirazione ed altre tecniche psicocorporee
  • Sostegno individuale e di gruppo alle persone malate di Parkinson e ai loro famigliari
  • Formazione EMDR in Psicologia dell’Emergenza e Maxi-Emergena
  • Formazione EMDR Emergenza Covid-19 a sostegno di personale Sanitario, popolazione, malati e famigliari delle vittime
Testimonianze
Dott.ssa Giuliana Dughiero

Psicologa e Psicoterapeuta a Mestre (VE)
Iscrizione Albo n. 3521
P.I. 03314190277

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